Probabilmente al giorno d'oggi una delle parole più inflazionate nel linguaggio comune è proprio il termine "delusione" e non credo di esagerare dicendo che si è arrivati addirittura a farne un abuso.
Questa parola viene usata ogniqualvolta qualcuno o qualcosa non soddisfi delle aspettative.Il problema nasce però nel suo corretto utilizzo, ovvero chi ammette di rimanere deluso lo fa solamente puntando il dito contro il deludente e con uno spirito di critica unidirezionale.
Ovvio che questo atteggiamento è solo un suo punto di vista, oltretutto negativo e non costruttivo.
Ma forse il colpevole non è proprio colui che crea delle aspettative eccessive ?
E' possibile nel caso in cui si rimanga delusi da una persona che la motivazione nasca da una scarsa conoscenza della stessa ?
Fidarsi di chi non conosciamo, sbaglio oppure è una nostra scelta ?
C'è anche la possibilità che si siano ignorati dei segnali importanti i quali avrebbero anticipato la cosiddetta delusione futura ?
A questo punto è così sbagliato affermare di essere noi i maggiori colpevoli di una delusione ?
Puntare il dito contro qualcuno sapendo di aver compiuto noi l'errore più importante, non è forse un comportamento da vigliacchi ?
Il comportamento più saggio invece sarebbe quello di acquisire da una cosiddetta delusione una consapevolezza migliore di noi stessi e degli altri, senza fare uso del vittimismo.
In fondo se qualcuno ci delude o se siamo noi stessi a farlo, non sta forse a significare che quel rapporto non era poi così importante ?
Dunque non servirebbe a nulla rimanere delusi.
Come afferma questo aforisma,
quando punti il dito per condannare, tre dita rimangono puntate verso di te.
Nessun commento:
Posta un commento